(ANSA) – ROMA – La politica del non fare nell’ambito delle infrastrutture e’ costata circa 16 miliardi di euro nel triennio 2005-2007. Lo ha detto l’amministratore delegato di Banca Intesa infrastrutture e sviluppo e Banca Opi, Mario Ciaccia, intervenendo al convegno ‘Sviluppo sostenibile, autonomie territoriali e regole’. ”Tenuto conto di quanto fatto nell’elettricita’ (soprattutto nella generazione) e in modo squilibrato nel gas, del poco realizzato nei rifiuti salvo che alcuni impianti si possano avviare a breve, e delle modeste realizzazioni nelle autostrade, nel triennio 2005-2007 non aver fatto cio’ che occorre e’ costato circa 16 miliardi di euro”, ha sottolineato Ciaccia mettendo in evidenza che ”il ruolo delle banche si fa estremamente delicato ed assume un’importanza decisiva per sostenere la capacita’ di risposta alla domanda del paese di infrastrutture e servizi di qualita’, assicurando nel contempo il rispetto degli equilibri finanziari del sistema nonche’ dei principi nazionali e comunitari sull’indebitamento”. Secondo Ciaccia in Italia ”non mancano, purtroppo, casi di norme che, malgrado le aspettative di chi le pone, possono risolversi in danni anche rilevanti per l’economia. Un esempio e’ costituito – ha spiegato – dalla disposizione che ha cancellato i vecchi contratti per la realizzazione del sistema ferroviario ad alta velocita’. Tale norma, pur essendo improntata a garantire maggiore trasparenza e a ridurre i costi, ha generato un contenzioso che sta producendo l’effetto opposto, aumentando la spesa e ritardando, forse per piu’ di una decina di anni i lavori”. Per l’amministratore delegato di Banca Intesa infrastrutture e sviluppo inoltre, tra le regole ”che stanno producendo un pregiudizio incalcolabile al paese, primeggia purtroppo l’attuale riparto delle competenze che ha demandato alle regioni ampi poteri nel delicatissimo settore dell’energia, ponendo nel nulla la capacita’ di governo dell’ autorita’ centrale. Il problema principe – ha concluso Ciaccia – e’ quello del gas, che trascina nella nostra economia anche il settore elettrico e che pure dovrebbe avere nella considerazione di tutti i paesi del mondo una dimensione ultranazionale”.(ANSA). DRZ/TER |
24.10.2007