Teatri nei conti TAV

Tutte le "spese accessorie"
nel bilancio dell’Alta velocità
PAOLO BARONI
ROMA
Chi passa lungo l’Autosole e arriva a Reggio Emilia non può fare a meno di notarlo: è un grande ponte bianco, tutto d’acciaio, che scavalca con un’unica luce di 220 metri sia l’autostrada sia la nuova linea ferroviaria per l’alta velocità. A reggere il tutto una torre centrale alta 50 metri. Il progetto porta la firma dell’architetto spagnolo Calatrava che con altri due ponti più piccoli e la nuova stazione «mediopadana» della Tav ha ridisegnato tutta la parte nord della città, dalla fiera al nuovo stadio.C’è il comune che si fa regalare cinque parcheggi, e chi si fa rifare mezza tangenziale. La Regione che si fa bonificare la discarica di rifiuti e quella che batte cassa per completare la maxi-diga. Poi si spulciano i bilanci della Arcus, società pubblica che succhia ogni anno il 3 per cento dei fondi destinati alle infrastrutture, e si scopre che anziché occuparsi di interventi connessi alle grandi opere finanzia orchestre, cinema e teatri.

Più si scava nel mare magnum delle spese per la Tav e più spuntano cose strane. Magari interventi anche «legittimi», come ammettono a malincuore le Ferrovie, frutto di accordi con gli enti locali, ma spesso anche esagerati. «Nei costi per l’alta velocità ci hanno infilato di tutto e di più – denunciava ieri su la Stampa il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro -. Tanto poi è sempre Pantalone che alla fine paga a piè di lista».

Ed il conto è sempre più salato. Ugo Martinat, quando era viceministro alle Infrastrutture, aveva quantificato in 900 miliardi di lire in più i costi sostenuti per realizzare la Torino-Milano in seguito alle richieste avanzate dai sindaci, e 1.100 quelli per la Bologna-Firenze. Di fatto, spiegava l’esponente di An, «una tangente legalizzata». All’epoca il ministro Piero Lunardi aveva invece spiegato alla Camera che i costi finali della tratta appenninica erano lievitati addirittura di 2.000 miliardi, da 6.200 a 8.200, perché nei conto era finita anche «la costruzione della diga del Bilancino, fatta con i soldi delle Ferrovie e dell’alta velocità».

Secondo le stime delle Ferrovie, che nei giorni scorsi hanno rilanciato l’allarme per questi extracosti, le cosiddette «compensazioni ambientali e sociali» aggravano di 5-6 milioni il costo di ogni nuovo chilometro di linea, che in media in Italia costa 32-45 milioni contro i 10-15 di Francia e Spagna.

«Tutte opere dovute», continuano a sostenere gli amministratori locali. Difficile, sulla carta, dare loro torto. Così come sacrosanti sono tutti gli interventi di mitigazione dell’impatto ambientale delle nuove linee. A patto però che non si ecceda. Sulla Torino-Milano, ad esempio, 60 chilometri di barriere acustiche su 120 di linea ci stanno tutte, idem una serie di dune artificiali e di «quinte verdi di mascheramento». Poi però le richieste non si arrestano ed arrivano a prevedere «sottopassi per la fauna», rinaturalizzazione e rinverdimenti per 4 milioni di metri quadri di territorio, interventi nel parco fluviale del Po, nel Bosco di Agognate (No) e nel Parco Lame del Sesia (VC). Dove la Tav ha pure costruito una torre per l’avvistamento di uccelli.

Strade a gogò
Mentre a Lodi per arginare il rumore dei futuri treni ad alta velocità si sono fatti costruire una collina, in Emilia e Toscana hanno picchiato duro soprattutto sulle opere viarie. Con quasi 200 chilometri di nuove strade realizzate a spese delle Ferrovie. «Opere di compensazione, dovute, sacrosante» ripetono sindaci e amministratori. E così Piacenza ha ottenuto un tratto di tangenziale Sud, un sottopasso sulla statale per Cremona, un svincolo sulla via Emilia e una nuova strada per andare all’Ikea. Parma non è stata da meno: qui i soldi della Tav hanno finanziato la tangenziale Ovest, il nuovo svincolo del casello dell’Autosole e la nuova viabilità Est. A Reggio per scavalcare autostrada e nuova ferrovia hanno fatto progettare dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, stella di prima grandezza a livello mondiale, ben tre ponti che corrono allineati da nord a sud. Il più grande collega l’area Fiera con Bagnolo e per realizzarlo sono servite ben 4000 tonnellate di acciaio.

Nel Bolognese è al comune di Pianoro che spetta la palma del «migliore»: con 15 interventi tra strade, rotonde e incroci. Ed anche un piano di recupero dell’area del cimitero. Monterenzio ha invece fatto rifare le fogne di una frazione, Loiano l’eliporto ed il parcheggio di un ospedale e pure un depuratore. In Toscana si parla invece di 100 chilometri di nuova viabilità tra circonvallazioni (Vaglia, Firenzuola, Borgo San Lorenzo, Scarperia, ecc.), varianti, interconnessioni, strade realizzate ex novo e rifacimenti. E poi ci sono i parcheggi: 3 a Borgo San Lorenzo e addirittura 5 a San Piero a Sieve e frazioni (3.700 abitanti). Qui il Comune si è anche fatto ripavimentare la piazza «con pietre di particolare pregio». Se si scende a Sud lungo la Roma-Napoli la musica non cambia. Per realizzare il Parco di Salone le Fs hanno espropriato e sistemato ad area attrezzata una superficie di 30 ettari, mentre per bonificare la discarica abusiva di Lunghezza si sono fatte carico dello smaltimento di 100.000 metri cubi di rifiuti tossici.

Ministri melomani
Queste sono le opere direttamente legate ai cantieri Tav, poi ci sono i soldi drenati da Arcus, la società pubblica costituita nel 2004 dai ministri Urbani e Lunardi e destinataria ogni anno del 3% (poi salito al 5%) di tutte le risorse messe in bilancio per le opere pubbliche. Peccato che anziché effettuare investimenti, privilegiando progetti legati alle nuove infrastrutture come prevede lo statuto, Arcus abbia semplicemente distribuito finanziamenti a pioggia, soprattutto nel settore dello spettacolo: dai 60 mila euro dell’Ente teatrale italiano ai 3,3 milioni della Fondazione «Parma capitale della musica», dai 3 milioni destinati all’orchestra giovanile «Luigi Cherubini» ai 5 finiti a Biennale e Lido di Venezia. «Tutte cose che con strade e ferrovie non c’entrano nulla» protesta Di Pietro. Che infatti ha deciso di chiudere i rubinetti. Mentre Rutelli prima ha commissariato la società e poi ha nominato un nuovo presidente.I lavori per la tratta appenninica Bologna Firenze all’origine dovevano costare 6.200 miliardi di lire (all’incirca 3 miliardi di euro). Poi, come ha spiegato nel 2001 in Parlamento l’allora ministro per le Infrastrutture Lunardi, la cifra è lievitata di 2.000 miliardi e perché sul conto delle Fs erano stata scaricata anche la realizzazione della diga del Bilancino. Oltre a 100 chilometri di strade, e interventi su scuole e campi sportivi. Ora l’ultima stima delle Fs parla di un costo di 5,8 miliardi di euro.La lista della spesa degli interventi «di mitigazione socio-ambientale» della linea Torino-Milano prevede un po’ di tutto, dalle barriere acustiche antirumore alle dure artificiali per limitare l’impatto visivo della nuova linea. Il grosso degli interventi riguarda però parchi ed aree verdi per una superficie complessiva di 4 milioni di mq. Il Parco del Ticino verrà ampliato con 200 ettari di bosco. Nel Parco Lame del Sesia (Vc) l’intervento delle Fs prevede anche la costruzione di una torre per l’avvistamento degli uccelli.Secondo le stime delle Ferrovie, che nei giorni scorsi hanno rilanciato l’allarme per gli extracosti, un chilometro di linea costa in media in Italia 32-45 milioni contro i 10-15 di Francia e Spagna.


14.04.2007
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