Valsusa, notte di tensione
Poi la rinuncia al blitz

Lanci di pietre e tentativi di mediazione a Chiomonte mentre gli operai tentavano di aprire il cantiere per la Tav. Poi la scelta di desistere di fronte alla rinuncia dei “no Tav” di liberare da tronchi, traversine e guard rail l’accesso. Oggi vertice in prefettura per decidere se usare la forza
di MARIACHIARA GIACOSA E PAOLO GRISERI

CHIOMONTE (TO) Prima notte di tensione in val di Susa. Ma dopo lanci di pietre e tentativi di mediazione, intorno alle 3 del mattino le forze dell’ordine rinunciano al blitz per aprire il cantiere della ferrovia ad alta velocità tra Torino e Lione. Ogni decisione è stata rinviata ad oggi quando la prefettura e il ministero dell’Interno dovranno decidere se tentare la prova di forza o lasciare che trascorrano i giorni per far scemare la tensione.

Barricate contro il cantiere

Alle 23 il primo tentativo di far arrivare i camion con il materiale per creare lo svincolo che collegherà l’autostrada A32 con il nuovo cantiere. Una colonna di auto di servizio di manutenzione dell’autostrada ha raggiunto il viadotto che sovrasta l’area dove dovrebbero partire i lavori per il tunnel esplorativo della Maddalena: 7,5 chilometri di galleria per sondare il terreno e la roccia dove passerà il supertreno. Ad attendere i mezzi, nell’unico punto in cui il viadotto incontra una strada sterrata sul fianco della montagna, circa 200 manifestanti No Tav che da giorni si preparavano all’appuntamento presidiando il territorio. 

Tutte le vie di accesso infatti sono state bloccate in serata con barricate fatte da tronchi d’albero, tubi, vecchie traversine ferroviarie e guard rail. Un vero percorso a ostacoli impossibile da superare senza un intervento molto deciso. L’unico accesso al cantiere rimaneva, a questo punto, quello del viadotto autostradale bloccato dai manifestanti. Intorno all’una il comandate dei carabinieri di Susa ha chiesto l’intervento del presidente della Comunità Montana , Sandro Plano. Plano si è presentato con due sindaci che partecipavano in quel momento a una riunione della speciale unità di crisi istituita a Bussoleno dagli amministratori della valle. 

”Se siete davvero un movimento nonviolento  –  avrebbe detto il comandante a Plano  –  sgomberate la strada e consentite agli operai delle ditte incaricate di svolgere il loro lavoro. In quel caso non interverremo”. Ricevuta l’ambasciata, il leader del movimento No Tav, Alberto Perino, ha risposto negativamente: “Non sposteremo le barricate”. Intorno alle due di notte l’autostrada è stata bloccata e i camion hanno cominciato a scaricare il materiale sul viadotto in attesa dell’intervento delle forze dell’ordine. 

E’ stato quello il momento di maggiore tensione: dal gruppo dei manifestanti qualcuno ha cominciato a lanciare pietre verso il personale che scaricava i camion. Mezz’ora dopo la decisione della questura di ritirare gli uomini. Sull’autostrada sono rimaste le pietre tanto da costringere la Sitaf a bloccare per ore l’accesso alla corsia che da Bardonecchia scende verso Torino. Oggi un vertice deciderà la strategia di polizia e carabinieri per le prossime ore.

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