Sull’alta velocità in Italia, non so più cosa aggiungere in merito dopo tutti questi anni, dopo i danni ambientali del Mugello e il processo di CAVET, dopo i morti sul lavoro, dopo le infiltrazioni mafiose di certi subappalti, dopo la catastrofe finanziaria e pure l’evasione fiscale denunciata in questi ultimi giorni. Consiglio, per chi non l’ha ancora visto di guardarsi il video-documentario Fratelli di TAV, che ricostruisce un po’ la storia della TAV nel nostro Bel Paese.
Mi ha colpito sentire in televisione un giornalista chiedere: non è che la ferrovia passi troppo vicino dalle case? Ma lui dove vive? L’Italia è fatta così. Siamo una terra stretta e montuosa con migliaia di comuni, per questo serve un collegamento capillare funzionante più che grandi arterie solitarie. I binari passano ovunque nelle città, dentro ai paesi, lungo le spiagge, dentro le montagne. Per questo è necessario investire maggiore attenzione e fondi su ogni tratta, investire in manodopera e sicurezza, perchè sono le vene del nostro corpo Italia. Quel sangue che ci scorre dentro siamo noi, pendolari di ogni mattina, cittadini semplici consumatori di merci, quindi tutti noi. Bisogna cominciare a curare queste vene, ogni capillare che sta schiantando è un segnale di malessere e va ascoltato o presto avremo un corpo malato. Comincerei proprio dai ferrovieri. Oggi chi vuole capire Viareggio, vuole individuare le responsabilità e vuole lavorare affinché non si ripeta, vuole una ferrovia italiana sicura e funzionante fino alla piccola tratta, deve andare ad ascoltare chi ci lavora sui binari, sempre non siano già stati licenziati.
Simona Baldanzi